Struttura degli scambi internazionali e competività

Posted by | luglio 30, 2015 | Senza categoria | No Comments
grattacieli

La struttura dello scambio internazionale cambia lentamente ma in modo costante. È quindi necessario essere pronti a modificare il modo di produrre, il tipo di produzione, la localizzazione degli impianti di produzione, le tecniche di marketing, anche perché si modifica la caratteristica dell’offerta (si pensi al ruolo oggi esercitato dalle comunicazioni nell’agone commerciale, nonché a quello delle cessioni di tecnologia).
Continuamente si affacciano sui mercati internazionali nuovi e più agguerriti concorrenti con maggiori vantaggi competitivi. È quindi necessario spostarsi su segmenti di mercato più sofisticati, quindi nuovi prodotti, migliore qualità, miglior servizio.
D’altra parte l’espansione del commercio internazionale è praticamente inarrestabile. Esisteranno quindi sempre buone opportunità se si persegue una strategia attenta ai

mutamenti del mercato e se si pratica una politica di marketing efficiente.

Il commercio internazionale ha attraversato e superato crisi di economia mondiale di grande importanza e molto è dovuto alla capacita di attuare in un momento dato una politica di marketing a volte aggressiva, ma anche rispettosa dei diritti del consumatore.

Quei paesi che hanno saputo operare in questo modo hanno potuto superare queste crisi più rapidamente di altri.

Perché un paese abbia successo nelle esportazioni occorre che questo paese disponga di un vantaggio comparativo rispetto agli altri paesi concorrenti. Occorre però non dormire sugli allori: il vantaggio comparativo di oggi può non esserlo più domani, anzi possiamo dire che senz’altro non lo sarà più domani. È necessario pertanto perseguire continuamente l’introduzione di nuovi fattori, che possano far riguadagnare il vantaggio comparativo perduto o che si sta per perdere. Il nuovo fattore può essere un nuovo procedimento tecnologico, una nuova tecnica organizzativa o una nuova tecnica di marketing, le certificazioni di qualità e quella della responsabilità sociale esterna.

Si intende per competitività sul mercato internazionale la capacità di un paese ad aumentare costantemente le proprie quote di mercato in confronto agli altri paesi, oppure la sua capacità di difendere tali quote da nuovi paesi concorrenti.

Perché un paese sia competitivo occorre che esso abbia una struttura economica efficiente, a livello di Stato, che sostenga le esportazioni e di imprese in grado di battere la concorrenza sul piano della produzione e del marketing, portandosi sul mercato globale non solo come venditori ma come fornitori dei servizi accessori e della necessaria assistenza tecnica, dei ricambi opportuni e delle necessarie esplicazioni operative.

Per la misura della competitività internazionale di un paese si usano una serie di indici a cui accenneremo brevemente.

Prima però di definire e descrivere gli indici di competitività, è necessario fare alcune considerazioni sui limiti nell’uso di questi indici.

  1. Il limite fondamentale di questi indici è ilfatto che essi non tengono conto di fattori diversi dal prezzo, cioè non tengono conto della qualità, dei servizi ecc.
  2. È anche necessario tener presente che questi indici non possono misurare la competitività di un paese in assoluto. Essi infatti danno soltanto indicazioni sulle variazioni avvenute tra un anno e l’altro per un certo paese.
  3. 3. Gli indici di competitività si riferiscono all’intero sistema economico e non danno indicazioni sui settori specifici di esportazione.
  4. 4. Ultima considerazione da fare è che, proprio per i limiti citati, non è possibile misurare la competitività di un paese utilizzando uno solo di questi indici, ma è invece necessario usare una combinazione di più indici contemporaneamente.L’indice più comunemente usato della competitività di un paese consiste nella quota che esso detiene nelle esportazioni mondiali espresse in valore. Si ritiene pertanto che se un paese incrementa la propria quota di mercato la sua competitività è in aumento.

Altro indice molto usato per valutare la competitività di un paese è quello della bilancia commerciale che consiste nel confrontare le importazioni e le esportazioni di un paese in una stessa categoria di prodotti. L’indice può essere la differenza tra esportazione ed importazione oppure il rapporto tra i due valori. Risulta evidente che se di un certo prodotto un paese esporta più di quanto importa significa che è competitivo. È necessario tener presente nell’utilizzare questo indice che le esportazioni sono calcolate FOB (Free On Board, cioè esclusi i prezzi di trasporto), mentre le importazioni sono calcolate CIF (Cost Insurance Freight, cioè incluso assicurazione e trasporto). È anche da tener presente che se, per esempio, l’industria di un paese si specializza in segmenti di mercato ad alto valore aggiunto e lascia alle importazioni i segmenti di mercato a basso prezzo, l’indice della bilancia commerciale potrebbe portare ad interpretazioni errate sullacompetitività del paese.
Esistono poi gli indici di competitività basati sui prezzi, per esempio l’indice dei prezzi unitari all’esportazione, che si ottiene dividendo il valore totale delle esportazioni per le quantità esportate, che a loro volta si ottengono utilizzando coefficienti ponderali attribuiti a classi di prodotti diversi.
Se i prezzi all’esportazione dì un paese crescono meno rapidamente di quelli dei paesi concorrenti è evidente che la competitività aumenta.
Anche l’indice dei prezzi unitari all’esportazione può condurre ad errori di valutazione sulla competitività di un paese. Può succedere infatti che alcune imprese di un paese, pur di mantenere un mercato, accettino di vendere in perdita. Inoltre questo indice non tiene conto della qualità e del tipo dei prodotti esportati.
Altro indice anche molto usato è quello del costo del lavoro per unità di prodotto.
Il costo di produzione è uno dei fattori determinanti il vantaggio comparato. Infatti possiamo dire che se i costi di produzione di un paese sono più bassi o tendono a crescere meno rapidamente di quelli dei paesi concorrenti, questo paese sarà più competitivo rispetto ai suoi concorrenti poiché potrà permettersi di praticare prezzi più bassi.
Naturalmente sarebbe più corretto considerare un indice dei costi di produzione, intesi in maniera globale.
Questo però non è possibile data la difficoltà che si incontrerebbe nel reperimento dei dati. D’altra parte è anche da considerare il fatto che il costo del lavoro è il componente principale del costo di produzione ai nostri fini, poiché il costo delle materie prime si può considerare
uguale per tutti i paesi.
L’indice del costo del lavoro è quindi considerato molto utile nella determinazione della competitività.
È necessario però, nella determinazione di questo indice, tenere presente che bisogna calcolare non solo il costo del lavoro per ora lavorata, ma anche il prodotto per ora lavorata, poiché il costo del lavoro non dipende solo dalla remunerazione, ma anche dall’andamento della produttività. Pertanto si parla di indice del costo di lavoro per unità di prodotto.
Anche questo indice presenta dei limiti. Innanzitutto questo indice tiene conto del costo del lavoro di tutte le imprese di un paese e non solo delle imprese che esportano. Inoltre questo indice, come d’altra parte quasi tutti gli altri, riporta dati medi e quindi non tiene conto che in alcuni settori di produzione l’andamento può essere diverso.
L’indice tiene conto di diversi parametri quali l’economia reale, la politica economica governativa, il grado di apertura internazionale, il sistema finanziario, le infrastrutture, il management, lo sviluppo scientifico e tecnologico, la scolarità e le risorse umane.

Giuseppe Monti
(da Elementi di Marketing Internazionale di Giuseppe Monti e Vincenzo Porcasi)