Accordo con la Ue. Stop alla tassazione agevolata per le imprese straniere
Alessandro Galimberti
MILANO
MILANO
Nuovo capitolo della pacificazione fiscale tra la Svizzera e l’Unione europea.
La Confederazione, dopo aver accettato due mesi fa di adottare lo scambio automatico di informazioni come standard nelle relazioni con i paesi Ocse (si veda in proposito l’articolo a lato), ieri ha messo fine al contenzioso decennale sulla fiscalità delle imprese basate nei propri cantoni alpini.
Nei prossimi mesi il Consiglio federale adotterà un provvedimento legislativo – quindi vincolante per tutti gli Stati/cantone – che prevede l’abrogazione dei regimi fiscali di favore, in particolare di quelli che prevedono il trattamento differenziato tra redditi nazionali ed esteri (il cosiddetto ring fencing). In cambio la Svizzera otterrà l’abbandono delle procedure di contestazione e delle contromisure minacciate dall’Unione europea per “bilanciare” le grandi agevolazioni che nell’ultimo decennio hanno reso la Confederazione il paradiso, in particolare, delle holding delle multinazionali.
L’incontro di ieri ha prodotto una dichiarazione di intenti comune tra il segretario di Stato svizzero, Jacques de Watteville, e il direttore generale della Direzione fiscalità e unione doganale della Commissione europea, Heinz Zourek. Il 20 giugno 2014 il Consiglio federale e il Consiglio dei ministri delle finanze e dell’economia dell’Ue (Ecofin) avevano annunciato di aver trovato un’intesa sulla questione della fiscalità delle imprese. Il testo parafato ieri a Berna corrisponde all’intesa trovata in quell’ambito e pone fine a una controversia bilaterale che, dal 2005, ha generato frizioni e minacce di pesanti contromisure da parte dell’Ue.
Il Consiglio federale ha ribadito l’impegno di proporre, nel quadro della riforma dell’imposizione delle imprese – si legge nel comunicato ufficiale – «l’abrogazione di determinati regimi fiscali, in particolare di quelli che prevedono il trattamento differenziato tra redditi nazionali e redditi esteri. Le nuove misure fiscali devono essere orientate agli standard internazionali». L’Ue dal canto suo ha confermato l’intenzione di abbandonare le previste contromisure «non appena i regimi in questione saranno soppressi».
Per evitare che le società straniere ora lascino la Svizzera, il governo elvetico nella imminente riforma fiscale intende esaminare l’introduzione di nuovi strumenti, quali ad esempio i licence box. Ampiamente diffusi in altri Stati dell’Ue e anche dell’area Ocse, ma applicati in Svizzera solo dal Canton Nidvaldo, consentono un’imposizione privilegiata per i redditi generati dalla proprietà intellettuale (brevetti, marchi, fino ai procedimenti produttivi segreti).
La Confederazione, dopo aver accettato due mesi fa di adottare lo scambio automatico di informazioni come standard nelle relazioni con i paesi Ocse (si veda in proposito l’articolo a lato), ieri ha messo fine al contenzioso decennale sulla fiscalità delle imprese basate nei propri cantoni alpini.
Nei prossimi mesi il Consiglio federale adotterà un provvedimento legislativo – quindi vincolante per tutti gli Stati/cantone – che prevede l’abrogazione dei regimi fiscali di favore, in particolare di quelli che prevedono il trattamento differenziato tra redditi nazionali ed esteri (il cosiddetto ring fencing). In cambio la Svizzera otterrà l’abbandono delle procedure di contestazione e delle contromisure minacciate dall’Unione europea per “bilanciare” le grandi agevolazioni che nell’ultimo decennio hanno reso la Confederazione il paradiso, in particolare, delle holding delle multinazionali.
L’incontro di ieri ha prodotto una dichiarazione di intenti comune tra il segretario di Stato svizzero, Jacques de Watteville, e il direttore generale della Direzione fiscalità e unione doganale della Commissione europea, Heinz Zourek. Il 20 giugno 2014 il Consiglio federale e il Consiglio dei ministri delle finanze e dell’economia dell’Ue (Ecofin) avevano annunciato di aver trovato un’intesa sulla questione della fiscalità delle imprese. Il testo parafato ieri a Berna corrisponde all’intesa trovata in quell’ambito e pone fine a una controversia bilaterale che, dal 2005, ha generato frizioni e minacce di pesanti contromisure da parte dell’Ue.
Il Consiglio federale ha ribadito l’impegno di proporre, nel quadro della riforma dell’imposizione delle imprese – si legge nel comunicato ufficiale – «l’abrogazione di determinati regimi fiscali, in particolare di quelli che prevedono il trattamento differenziato tra redditi nazionali e redditi esteri. Le nuove misure fiscali devono essere orientate agli standard internazionali». L’Ue dal canto suo ha confermato l’intenzione di abbandonare le previste contromisure «non appena i regimi in questione saranno soppressi».
Per evitare che le società straniere ora lascino la Svizzera, il governo elvetico nella imminente riforma fiscale intende esaminare l’introduzione di nuovi strumenti, quali ad esempio i licence box. Ampiamente diffusi in altri Stati dell’Ue e anche dell’area Ocse, ma applicati in Svizzera solo dal Canton Nidvaldo, consentono un’imposizione privilegiata per i redditi generati dalla proprietà intellettuale (brevetti, marchi, fino ai procedimenti produttivi segreti).
Fonte: “Il Sole 24 Ore”