Le banche ticinesi premono perché la clientela italiana metta in regola i capitali.

Posted by | novembre 24, 2014 | Senza categoria | No Comments
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Correntisti cercano di escogitare qualcosa pur di sottrarsi al nuovo corso della weissgeldestrategie (la strategia del “denaro bianco”), avviata dal governo federale all’insegna della trasparenza. Svuotano il conto, magari convertono in diamanti il tutto. Ma la trovata dei diamanti è espediente a rischio: se il patrimonio in “nero” è di grandi dimensioni le cose si complicano. La Confederazione elvetica ha infatti sottoscritto l’accordo per lo scambio automatico dei dati fiscali, firmato da 44 Stati dell’Ocse, che obbligherà dal 1° gennaio 2018 banche e fiduciarie locali a rivelare la posizione patrimoniale dei propri correntisti  (in pratica a non garantirne più l’anonimato) mettendo i contribuenti italiani che non hanno aderito allo “scudo” dinanzi al dilemma: autodenunciarsi all’Agenzia delle entrate, accettando un ravvedimento operoso, o lasciare in “nero” i soldi trasferendoli in uno Stato offshore, con il rischio di lasciare tracce che potrebbero determinare sanzioni molto più pesanti. Ma la fuga rischia di rivelarsi inutile, perché le varie Bahamas, Panama, Singapore, sono tra i firmatari dell’accordo Ocse, al quale finiranno per adeguarsi.

Le banche svizzere sono cambiate: la Confederazione elvetica subisce infatti la pressione degli Stati europei come l’Italia, la Francia, la Spagna, la Germania, che per far quadrare i bilanci dichiarano guerra all’evasione. A livello internazionale la Svizzera è stretta nella morsa tra Ue e Usa: i principali istituti scudocrociati sono stati colti in flagrante nell’aiutare contribuenti americani ad evadere le imposte. Gli Stati Uniti considerano l’evasione un reato grave, che colpiscono duramente. Così hanno messo nel mirino quindici banche elvetiche con un contenzioso legale, che ha visto fioccare multe miliardarie e che ha reso evidente l’isolamento politico della Confederazione.

In questo rinnovato contesto, Berna ha deciso di sterzare politicamente: nessuna legge impone a una banca svizzera di non accettare contante; nei fatti, però, l’autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari invita le banche a «gestire il rischio legale»: come dire, autodisciplinatevi o sarete sanzionate. Di questo cambiamento epocale, alla Svizzera premono in fondo due cose: uscire dalla black list nei rapporti con l’Italia ed ottenere che le sue banche possano operare in modo diretto all’estero. Oggi infatti le banche svizzere sono presenti in Europa e negli Usa con società di diritto locale, sottoposte alla Vigilanza degli Stati in cui operano.

Fonte: il Sole 24 Ore